La lapide funeraria di "Severilla"

E' tornata a Pontebba il 12 marzo 2011 la celebre lapide di età romana, scoperta nel 1789 e precedentemente conservata nei Civici Musei di Udine.
"Severilla" La lapide romana di Pontebba
La lapide è formata da un blocco di pietra, del peso approssimativo di kg. 900/1000, sostenuta da quattro robusti piedistalli di ferro. L’iscrizione risulta più leggibile nella parte superire, meno incisiva e più consumata sul lato destro.
Misura in altezza cm. 119-120, in larghezza cm. 76-78 e lo spessoreè di cm. 48-53. Pietra in calcare, di colore bianco tendente all’avana, il lato posteriore della lapide è grezzo e presenta soltanto tracce di livellamento.
La simbologia. Gli elementi simbolici si ricavano dai bassorilievi nelle due parti laterali, sul lato destro è scolpita una figura giovanile con tunica, in posizione eretta e sostiene un rotolo spiegato.
Le prime lettere dell’epigrafe D.M. “Diis Manibus”, fanno supporre che questa figura, come l’altra, possa rappresentare una divinità e, in tal caso, il Dio “Ermes” o “Ermete”, araldo di Zeus e accompagnatore delle anime oltretomba.
La figura scolpita sul lato sinistro raffigura una giovane ricoperta da una ricca e pieghettata veste, la mano destra trattiene al petto un rotolo o un fascio di spighe, la mano sinistra sostiene in alto uno specchio, un disco o un medaglione.
Onesimo e Severilla, con la loro storia, ci riportano nell’epoca romana a testimonianza dell’esistenza di un insediamento romano a Pontebba agli albori del primo millennio.
Lui, Onesimo, era un “servo villico del dazio”, esattore della gabella romana alle dipendenze di “T.Giulio Saturnino” che aveva un’impresa di appalto per la riscossione dei dazi di Stato, inviato per il suo “ufficio” in uno sperduto avamposto dell’impero di Roma.
Lei, “Severilla”, probabilmente d’una famiglia di livello sociale medio e, considerando l’evoluzione degli etimi romani, doveva appartenere alla famiglia dei “Severi”, dolce sposa di Onesimo, abbandona i propri affetti famigliari per seguire il proprio uomo e, a soli venticinque anni, l’attende un crudele destino.
A partire dall’anno 157 d.C., data in cui è probabilmente avvenuta l’inumazione di Severilla e l’erezione della lapide, la valle fu oggetto di innumerevoli invasioni barbariche, da guerre di conquista, da saccheggi e distruzioni, terremoti ed inondazioni.
La pietra tombale subì le conseguenze di tali avvenimenti. Forse sprofondò lentamente sotto il suo ragguardevole peso. Si può ritenere fondata la tesi che siano stati i contadini del posto che, per evitare di spostare quel peso, abbiano affossato la lapide non attribuendo alla stessa alcun valore, ma anzi ritenendola un ingombro da evitare.
Rimane il fatto che essa rimase sepolta per 1600 anni, quasi a custodire gelosamente la triste vicenda umana, una tragica storia d’amore che essa reca in sé.
La lapide riappare alla fine del 1700, probabilmente un anno o due dalla prima citazione fatta dal conte Girolamo Asquini che nel 1789 testualmente asserisce che…”essa iscrizione era in un campo vicino alla Pontebba Veneta”.
Il paese attraversava una fase di sviluppo demografico, sono oltre mille gli abitanti, si procedeva a lavori di bonifica e di urbanizzazione anche in zona limitrofe al nucleo abitativo. Dal manoscritto “Memorie riguardanti il Comune di Pontebba”, dal 1150 al 1796 e dal 1747 al 1769, si verificarono alcune inondazioni che distrussero buona parte delle case. A seguito di queste gravi inondazioni furono erette “le belleroste” a difesa del paese e del Lazzaretto. I lavori di costruzione delle dighe furono affidati, al Pubblico Ing. e Perito Alessandro Rota.
Fu proprio l’Ing. Alessandro Rota che, durante la costruzione delle opere a Pontebba abitato e nei dintorni, a scoprire la lapide.
Nel 1796 il conte Fabio Asquini comprò la lapide e la sistemò nel cortile della sua casa di Udine. Infine un altro Asquini, il conte Vincenzo, nel 1876 la regalò al Civico Museo di Udine il quale, dopo una prima sistemazione nella loggia di San Giovanni, la sistemò in un angolo del lungo porticato prospiciente la vasta spianata del Castello di Udine, ove è rimasta conservata per lunghi anni.
La lapide è stata attualmente riconsegnata al Comune di Pontebba e collocata al piano terra del Municipio, l'evento è stato celebrato ufficialmente il 12 marzo alla presenza del Sindaco di Udine Furio Honsell.
Immagini della cerimonia di celebrazione
La cerimonia per celebrare il ritorno a Pontebba della antica lapide di epoca romana, assieme al Sindaco Isabella De Monte, il Sindaco di Udine Furio Honsell e l'Assessore alla cultura del Comune di Udine Luigi Reitani. (Foto Luigi De Monte)